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16/07/2012  - L'intervento del Procuratore Generale della Corte di Appello di Cagliari, Ettore Angioni, in occasione della commemorazione per i 20 anni dell'attentato al Giudice Paolo Borsellino
Gent.mi Sig. Sindaco e Sig. Assessore alla Cultura del Comune di Lanusei,

Un improrogabile impegno, precedentemente assunto, non mi consentirà, mio malgrado, di partecipare alla manifestazione organizzata dal Comune di Lanusei il prossimo 19 Luglio per celebrare il ventennale del sacrificio di Paolo BORSELLINO.

Nel complimentarmi per l’iniziativa, che fa onore all’Amministrazione Comunale ed a tutta la Comunità Ogliastrina, non potendolo fare di persona, desidero far pervenire alcune brevi riflessioni sul personaggio, a me tanto caro e che sento particolarmente vicino al mio modo di vivere e di pensare.

Per dipingere la figura di Paolo BORSELLINO sarebbe sufficiente far ricorso a cinque parole, che ne compendiano il percorso umano, consentendoci di tramandare alle future generazioni l’insegnamento e la profonda eredità spirituale che Egli ci ha lasciato.

Intendo riferirmi all’Uomo, al Marito, al Padre, al Figlio ed al Giudice!

Quel 19 Luglio del 1992, quando la giornata non si era ancora conclusa, Egli riuscì, nell’accomiatarsi da questa vita terrena, a fornire la riprova di possedere in massima misura tutte le qualità che in ciascuno di questi cinque vocaboli dovrebbero riscontrarsi.

Offrì anzitutto l’ennesima dimostrazione di essere e di essere sempre stato, nel corso di tutta la Sua vita, un Uomo con la “U” maiuscola, forte, generoso, altruista, modesto nella Sua grandezza e grande nella Sua modestia!

Dimostrò ancora una volta di essere e di essere sempre stato un Marito amorevole e legatissimo alla Sua compagna ( “ … Se sono riuscito ad ottenere risultati così importanti nel mio lavoro è perché al mio fianco ho avuto lei …”) ed un Padre affettuoso, attento e sensibile ( “… Manfredi ricordati che quando morirò non ti lascerò soldi in eredità, ma un archivio che ti racconterà ogni attimo della mia vita …”), dedicando alla Sua Sposa, veramente degna di Lui ed ai figlioli tanto amati l’intera mattinata di una Domenica che si sarebbe poi rivelata tragica.

Nonostante gli impegni pressanti di lavoro, le preoccupazioni e la consapevolezza di una ormai prossima drammatica fine, non dimenticò di essere ancora un Figlio premuroso e devoto ( “ … ho sempre avuto mia madre come punto di riferimento …”), dedicando anche quella Domenica parte del Suo preziosissimo tempo all’anziana Madre, che si accingeva ad accompagnare dal medico per una visita sanitaria.

Continuò fino all’ultimo, pur fra le immense difficoltà che si trovava attorno, a credere alla Sua missione di Giudice, nella continua ricerca della verità e nell’ansia di tutelare e proteggere le genti della Sua amata terra di Sicilia ( “… Palermo non mi piaceva, per questo ho imparato ad amarla, perché il vero amore consiste nell’amare ciò che non piace per poterlo cambiare …”).

Ecco, questo era Paolo BORSELLINO!

Resta per me il rammarico di averlo potuto casualmente incontrare purtroppo una sola volta a margine di un convegno giuridico ad Amalfi nell’ormai lontano 1989; si trattò però di un incontro fugace, ma folgorante, tant’é che da allora presi a seguirne passo passo la vicenda umana e professionale fino al giorno del Suo martirio, prendendoLo ad esempio ed a modello nel prosieguo della mia attività di uomo delle Istituzioni.

Per tutte queste ragioni che ho cercato brevemente di esporre Paolo BORSELLINO vive ancora fra noi … Vive per quelli della Sua e della mia generazione, ma vive specialmente per i giovani, che potranno contribuire a farci trovare una Società migliore e più giusta, seguendone l’esempio di una vita vissuta nella fede e nel culto dei principi richiamati da Nicolò Tommaseo nella bellissima preghiera del Magistrato, che mi piace qui trascrivere:

“FATE, O DIO, CHE FRA LE CONTRADDIZIONI E LE IRE LOQUACI DEGLI UOMINI, IO POSSA DISCERNERE IL VERO; CHE NELLA SEVERITA’ IO NON PASSI I LIMITI DELLA LEGGE; CHE NEPPURE I COLPEVOLI SIANO DA ME MALTRATTATI PIU’ DI QUEL CHE BISOGNA A FARLI MIGLIORI.

FATE, O DIO, CHE QUANDO LA COSCIENZA MI AVVISA CHE NON POSSO PUNIRE, IO ABBIA IL CORAGGIO DI DIRE: “NON TROVO MALE ALCUNO IN QUEST’UOMO”.

FATE, O DIO, CHE LA MIA VITA SI SERBI IRREPRENSIBILE E NON SOMIGLI A PARETE IMBIANCATA E FRADICIA DENTRO”.


Nel ventennale del sacrificio del nostro Martire vada alla Sua degnissima Sposa ed ai Suoi splendidi figlioli il mio abbraccio più affettuoso!

Cagliari, 16 Luglio 2012

Ettore Angioni, Procuratore Generale della Sardegna

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