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26/01/2019 - Inaugurazione dell'Anno giudiziario 2019
Intervento
del Procuratore Generale
Francesca Nanni
nell’Assemblea generale della Corte sull’amministrazione della giustizia nell’anno 2018
Cagliari, 26 gennaio 2019
Signor Presidente, illustre rappresentante del Consiglio Superiore della Magistratura e dell'Onorevole Ministro della Giustizia, Autorità civili, militari e religiose, Magistrati, Avvocati, Dirigenti e Componenti del personale amministrativo, Signore e Signori.
Svolgo brevi osservazioni ben consapevole dei limiti della presente analisi; come sapete, ho assunto l’impegnativo incarico di procuratore generale da poco più di un mese e la preparazione di questo intervento costituisce il primo approccio ad una complessa realtà territoriale e giudiziaria per me assolutamente nuova. Ritengo che ogni serio tentativo di analisi non possa prescindere da un attento esame del territorio, dei fenomeni criminali, delle condizioni sociali ed economiche più diffuse e, per quanto riguarda il funzionamento degli uffici giudiziari, dalla conoscenza delle persone, delle prassi, delle più vistose criticità. Ogni ufficio giudiziario, anche se di piccole dimensioni, ha proprie caratteristiche ed una autonoma esistenza, circostanze che nel bene e nel male gli permettono di sopravvivere all’avvicendarsi dei singoli componenti; i primi compiti di coloro che sono chiamati a svolgere attività di controllo e coordinamento sono l’osservazione e l’ascolto. Solo in un secondo momento, anche grazie all’esperienza maturata in diversi distretti e in diversi ruoli, spero di poter contribuire al miglioramento e allo sviluppo degli uffici che mi ospitano; sono convinta che, nel settore giudiziario come in tanti altri contesti, preservare l’originalità e l’eventuale efficienza di una organizzazione lavorativa non significhi isolarla e neppure impedirne ogni cambiamento.
Andamento della giurisdizione penale ordinaria e della giurisdizione penale e civile minorile; situazione degli uffici.
Con riguardo all'andamento della giurisdizione nel periodo al quale si riferisce il presente intervento, quello che va dal 1° luglio 2017 al 30 giugno 2018, rilevo innanzitutto una certa difficoltà nel confrontare i dati non sempre omogenei presenti nelle relazioni dei Procuratori del distretto, inconveniente al quale dal prossimo anno cercheremo di rimediare chiedendo con congruo anticipo di trasmettere i suddetti dati distinti per categorie: pendenze iniziali, sopravvenienze, pendenze finali e numero dei magistrati presenti in ufficio, dati da confrontare con quelli del precedente periodo. Per quello che è possibile analizzare sulla base di quanto trasmesso, si osserva in generale una positiva tendenza ad aggredire l’arretrato senza rinunciare alla qualità del lavoro svolto e quindi organizzando e gestendo correttamente i ruoli. In particolare a Sassari è stato registrato un netto calo dei fascicoli pendenti a fine periodo rispetto a quelli iniziali, a Cagliari i fascicoli definiti sono diminuiti rispetto a quelli dell’anno precedente ma tale risultato è stato bilanciato dalla diminuzione delle sopravvenienze che ha portato comunque a ridurre le pendenze, a Nuoro sono lievemente aumentati i fascicoli definiti e si è verificata una netta diminuzione delle pendenze, uguale netta diminuzione delle pendenze ad Oristano, a Lanusei si è verificato un lieve aumento dei fascicoli definiti che, unito ad una lieve diminuzione delle sopravvenienze, ha fatto registrare una positiva diminuzione delle pendenze finali rispetto a quelle iniziali del periodo. Ringrazio tutti coloro che si sono prodigati per ottenere questi risultati positivi; ringrazio i magistrati ed il personale amministrativo, in particolare anche coloro, come uno dei componenti della mia stessa segreteria, prematuramente e improvvisamente scomparsi.
Ciò nonostante, a causa di considerevoli e inspiegabili disfunzioni nelle piante organiche di alcuni uffici, si registrano situazioni di estrema difficoltà spesso accompagnate da gravi problemi logistici. Così, valutando come media la sopravvenienza di fascicoli per singolo magistrato delle Procure di Sassari e Cagliari, fra l’altro quest’ultima sede distrettuale, ci sono uffici con un numero di sopravvenienze inferiore mentre in altre – in particolare a Tempio Pausania – si registra una forte pressione lavorativa sul singolo, pressione che in alcuni casi è inconciliabile con una sana e corretta gestione dei ruoli. L’organizzazione di lavoro del magistrato requirente deve permettergli di individuare i procedimenti più semplici da definire in tempi rapidi senza eccessivo aggravio per lo stesso magistrato e per la sua segreteria; ai procedimenti complessi devono essere riservati adeguate energie e tempi di lavorazione necessariamente più lunghi. Solo in questo modo è possibile conciliare una sana gestione dei ruoli, condizione imprescindibile anche per l’efficienza degli uffici giudicanti, con la soddisfazione delle legittime richieste di intervento giudiziario che ogni giorno ci vengono presentate. In attesa che si provveda ad una necessaria ridefinizione delle piante organiche, le situazioni di sofferenza appena descritte, purtroppo non isolate a livello nazionale, saranno al centro della nostra attenzione; altrettanto saranno assai positivamente valutate le offerte di concreta collaborazione dagli altri uffici requirenti in condizioni lavorative non ottimali ma solamente più adeguate.
Sottolineo la necessità che i dirigenti incentivino le manifestazioni di disponibilità a eventuali supplenze e/o applicazioni e che procedano ad una attenta valutazione del merito quando sono chiamati a esprimersi sulla professionalità dei magistrati del loro ufficio. Ricordo che gli strumenti normativi al fine di valorizzare l’impegno e, in taluni casi, anche il sacrificio personale e familiare esistono e sono ampiamente utilizzati; nella circolare del Consiglio Superiore della Magistratura n. 20691 del 21 febbraio 2018 – data dell’ultima modifica - sulle valutazioni di professionalità è previsto al capo V che gli indicatori dell’impegno sono costituiti innanzitutto dalla disponibilità alle sostituzioni, in quanto riconducibili alle applicazioni e supplenze. Quanto al conferimento degli incarichi direttivi e semidirettivi disciplinato dal Testo Unico sulla dirigenza giudiziaria , agli articoli 2 e 4 è stabilito che si faccia riferimento ai parametri delle attitudini e del merito che, in una valutazione integrata, confluiscono in un giudizio complessivo e unitario.
Il profilo del “merito” investe la verifica dell’attività svolta dal magistrato e ha lo scopo di ricostruirne in maniera completa il profilo professionale, alla stregua dei parametri normativi costituiti da capacità, laboriosità, diligenza e impegno , contenuti nei pareri per le valutazioni di professionalità.
Non si esclude poi che il periodo di eventuale applicazione, lungi dal costituire un momento di puro sfruttamento di una risorsa lavorativa necessariamente temporanea, possa diventare occasione per lo scambio di prassi virtuose e lo studio di progetti dedicati allo smaltimento dell’arretrato, così potendo essere considerato direttamente ai fini delle attitudini organizzative del magistrato; queste ultime sono sicuramente messe a dura prova in un ufficio diverso da quello di stabile appartenenza. Ribadisco la particolare attenzione di questo procuratore generale a monitorare l’organizzazione delle sedi in temporanea difficoltà e ribadisco che ogni concreto e serio impegno collaborativo sarà adeguatamente apprezzato e valorizzato. D’altra parte che la materia sia al centro anche dell’attenzione del Consiglio Superiore della Magistratura è confermato dalla emanazione di provvedimenti specifici come la circolare su applicazioni e supplenze recentemente modificata in data 20 dicembre 2017 e ancora in data 20 giugno 2018 .
A livello generale va ricordata la flessione nel numero delle iscrizioni, sia per il modello 21 che per i fascicoli di competenza del Giudice di Pace , flessione sicuramente dovuta, almeno in parte, alle modifiche legislative in tema di depenalizzazione ma non accompagnata, come si vedrà, da una corrispondente riduzione dei reati più gravi e di maggior allarme sociale; l’intervento di parziale depenalizzazione in materia previdenziale ad esempio ha ridotto in modo considerevole le sopravvenienze con salutari effetti sul lavoro delle segreterie ma si è trattato solo di reati di facile definizione. Non si può infine escludere che la flessione delle notizie di reato sia dovuta almeno in parte anche ad un sentimento di sfiducia dei cittadini nei confronti del sistema giudiziario, circostanza che deve far riflettere tutti gli operatori e i soggetti a vario titolo coinvolti .
Particolarmente intensa è stata anche l'attività delle due Procure presso i Tribunali per i minorenni di Cagliari e Sassari. Quest’ultimo ufficio, pur gravato dalle difficoltà proprie di un ufficio di piccole dimensioni con gravi carenze soprattutto nei ruoli apicali del personale amministrativo, ha segnalato una notevole flessione delle cause civili da imputare alla diminuzione del flusso migratorio di minori stranieri non accompagnati presenti sul territorio, e un leggero aumento delle sopravvenienze nel settore penale. Complessivamente i fascicoli pendenti sono diminuiti nel corso del periodo sia nel settore civile che nel settore penale a conferma del fatto che il livello di efficienza precedentemente raggiunto è stato mantenuto.
Anche il Procuratore presso il Tribunale per i Minorenni di Cagliari segnala una fortissima diminuzione dei procedimenti iscritti per la ratifica dell’accoglienza di minori stranieri non accompagnati; stabile la sopravvenienza degli altri procedimenti civili come il numero dei procedimenti penali; complessivamente in calo le pendenze sia nel settore civile che nel settore penale a dimostrazione del buon andamento dell’ufficio.
In entrambi i settori di competenza lo stesso Procuratore segnala l’insopportabile carenza di risorse pubbliche da destinare all’aiuto dei minori in situazioni di fragilità, circostanza che, viste le speciali caratteristiche e gli scopi del procedimento minorile, non può che riflettersi anche sulla funzionalità e l’efficienza degli uffici di procura interessati. Altrettanto grave la necessità di interventi urgenti di risanamento e recupero della struttura carceraria per i minorenni presente sul territorio nonché la necessità di riorganizzare il Centro di prima accoglienza sulla cui funzionalità hanno inciso recenti tagli di risorse.
Effetti delle recenti riforme nel settore penale.
Confermo che le recenti riforme nel settore penale, anche se costituiscono un segnale sicuramente positivo, non hanno inciso in modo veramente significativo sull'andamento della giurisdizione: mi riferisco alle leggi di abrogazione e depenalizzazione di reati, all'introduzione della speciale causa di esclusione della punibilità per particolare tenuità del fatto e all'istituto della messa alla prova. Confermo sul punto le osservazioni svolte in sede di inaugurazione del precedente anno giudiziario .
Non possiedo dati specifici sulle conseguenze della riforma delle impugnazioni introdotta dal decreto legislativo 11/2018, attuativo della legge delega 103/2017, visto il breve periodo trascorso dall’entrata in vigore: tale riforma è infatti divenuta operativa il 6 marzo 2018. Nei mesi immediatamente successivi non sono state registrate differenze significative nel numero delle impugnazioni ma la tendenza potrà essere eventualmente confermata solo prendendo in considerazione un periodo più lungo.
Intendo soffermarmi sulla modifica legislativa relativa alla c.d. avocazione obbligatoria entrata in pieno vigore lo scorso anno perché riguarda direttamente i compiti del procuratore generale; se correttamente impostato, il tema interessa l’inquadramento complessivo della funzione requirente alla luce dei principi costituzionali di obbligatorietà dell’azione penale, buon andamento e imparzialità dell’amministrazione, uguaglianza davanti alla legge. Escluso l’inquadramento esclusivamente gerarchico, ritengo che la funzione della c.d. avocazione obbligatoria vada cercata nel controllo sulla corrispondenza dell’attività accusatoria a ragionevoli parametri di efficienza e ai principi costituzionali sopra ricordati. Il punto cruciale riguarda la predisposizione da parte delle procure, in base a specifici e ragionati protocolli, di elenchi precisi, eloquenti, puliti, tali da costituire una valida base per l’analisi del procuratore generale ma anche uno strumento essenziale per il singolo magistrato chiamato a tenere sotto controllo il proprio ruolo e per il procuratore di primo grado nei suoi compiti di direzione, controllo, organizzazione. Da non sottovalutare la funzione preventiva dell’avocazione che, se mirata ed efficace, consente di scongiurare la trasformazione di una disattenzione in un vero e proprio illecito disciplinare. Ovviamente va utilizzato lo strumento informatico, in particolare quello che già oggi offre il sistema, anche per non appesantire i compiti delle segreterie, già oberate di lavoro e ancora pesantemente colpite da gravissime carenze di organico.
Il procuratore generale deve poi operare una selezione efficace, escludendo i reati bagatellari e quelli per i quali eventualmente non sono stati adottati criteri di priorità; vanno individuati e comunicati alle varie procure i criteri discretivi predeterminati per la scelta delle indagini da avocare, fra questi ad esempio la data di commissione dei fatti, la presenza di interessi pubblici o privati, l’esigenza di uniformità di interpretazione, la complessità del procedimento. Una delle poche nuove risorse che la magistratura requirente può sfruttare per onorare i propri impegni in un momento storico caratterizzato da mezzi inadeguati e sfide professionali sempre più complesse, riguarda la sinergia fra uffici di primo e secondo grado, sinergia che presuppone una approfondita conoscenza dei rispettivi compiti e soprattutto un dialogo costante magari realizzato attraverso forme di comunicazione tecnologicamente avanzate.
Sarebbe molto utile ad esempio per il procuratore generale accedere con TIAP direttamente agli atti precedentemente scannerizzati dei procedimenti avocabili, invece di chiedere il fascicolo in visione, così come già avviene peri fascicoli soggetti a impugnazione.
Infine merita un cenno l’entrata in vigore della disciplina dell’ordine europeo di indagine penale (OEI) a partire dal luglio 2017 accompagnata nei mesi immediatamente successivi dalla modifica del titolo XI del codice di procedura penale .
L’OEI ha sostituito le rogatorie nella raccolta transnazionale delle prove nel contesto dell’Unione .
Ciò non significa che le rogatorie siano definitivamente tramontate. Esse restano in vigore nei rapporti fra l’Italia e gli Stati dell’Unione che non hanno aderito alla direttiva e continuano, inoltre, ad operare nei rapporti fra l’Italia e gli Stati che non appartengono all’Unione.
Lo schema normativo dell’OEI non è molto diverso da quello delle rogatorie nella versione introdotta dalla convenzione di assistenza giudiziaria del 2000, convenzione, come sapete, recepita nel nostro paese con notevolissimo ritardo; la direttrice di fondo del nuovo strumento è quella della cooperazione orizzontale. L’OEI viene trasmesso direttamente dall’autorità giudiziaria di emissione a quella di esecuzione. I controlli governativi sono facoltativi, nel senso che spetta a ciascuno Stato decidere se affiancare all’autorità giudiziaria un organo di diversa natura. L’autorità di esecuzione non è tenuta ad attuare immediatamente l’OEI, ma deve sottoporlo ad una serie di controlli, che possono condurre a rinviarne o, addirittura, a rifiutarne l’esecuzione; ovviamente deve avvertire costantemente l’autorità richiedente di ogni sviluppo. Tutto ciò dimostra come la direttiva non abbia recepito integralmente la logica del mutuo riconoscimento secondo la quale ciascuno Stato dovrebbe adottare in modo automatico i provvedimenti degli altri Stati.
Tralasciando in questa sede il problema fondamentale relativo alla applicabilità in questa materia delle regole italiane sulla ammissibilità e utilizzazione delle prove, mi interessa accennare all’impatto del nuovo sistema sul lavoro dei singoli uffici. Il Procuratore distrettuale di Cagliari, dirigente dell’ufficio dove si concentrano per scelta legislativa gli ordini di indagine e le rogatorie provenienti dall’estero, non segnala particolari criticità; sono state ricevute 23 rogatorie e 5 ordini di indagine e sono state emesse 4 rogatorie. Non ho trovato riferimenti specifici nelle altre relazioni; ritengo opportuno ricordare che la competenza ad emettere ordini di indagine diretti ad Autorità straniere nella c.d. procedura attiva appartiene al pubblico ministero e al giudice procedenti e che è previsto solo un obbligo di comunicazione alla Procura Nazionale Antimafia e Antiterrorismo nelle materie di competenza. Ciò nonostante, avendo fra l’altro personalmente partecipato alla Commissione ministeriale incaricata di redigere la prima bozza di decreto attuativo dell’OEI, mi sembra utile raccogliere le osservazioni dei Procuratori su eventuali criticità e sui risultati ottenuti soprattutto in relazione a strumenti di indagine che hanno subito rilevanti modifiche come ad esempio le intercettazioni telefoniche e le operazioni sotto copertura.
Analisi delle linee di tendenza dei fenomeni criminali.
Come già accennato le statistiche giudiziarie indicano una diminuzione delle sopravvenienze, diminuzione che, come inquirenti, non ci deve indurre ad abbassare il livello di attenzione visto che non è accompagnata da una corrispondente diminuzione in percentuale del numero dei reati gravi o comunque di maggior allarme sociale. Come indicato dal Procuratore della Repubblica di Cagliari nella sua relazione del settembre scorso i delitti contro la pubblica amministrazione con particolare riferimento ai reati di peculato, corruzione e concussione presentano un crescente incremento delle sopravvenienze; sono sostanzialmente stabili gli omicidi volontari mentre si registra nel periodo in riferimento un aumento delle iscrizioni per reati in materia di pedofilia e pedopornografia. E’ in costante aumento, in linea con una tendenza purtroppo diffusa a livello nazionale, il numero dei procedimenti per reati contro la libertà sessuale e di stalking e si conferma la tendenza all’aumento anche nei delitti connessi alla conflittualità familiare, dai maltrattamenti alla violazione dell’art. 570 c.p., conflittualità che matura spesso in contesti di disagio economico e sociale, ed è spesso accompagnata da abuso di sostanze stupefacenti e alcool.
Sempre secondo il Procuratore di Cagliari in aumento il numero dei procedimenti per il delitto di rapina, di cui spesso sono vittime istituti di credito, uffici postali, centri commerciali e supermercati, diffusi in tutto il circondario, luoghi che tradizionalmente incamerano consistenti quantitativi di denaro contante; da segnalare anche le rapine, spesso riferibili a giovani delinquenti, in danno di persone anziane aggredite nelle loro abitazioni, spesso di notte. Si registrano anche rapine commesse in ore diurne aggredendo le vittime e derubandole dopo averne carpito la fiducia con stratagemmi vari, in particolare spacciandosi per esponenti delle Forze dell’Ordine.
Sempre allarmante il fenomeno delle rapine ai furgoni blindati degli istituti di vigilanza che riforniscono istituti di credito di denaro liquido, delitti ai quali solitamente prendono parte almeno una decina di soggetti tra informatori, esecutori e riciclatori. Questi delitti costituiscono certamente le fonti principali di un’accumulazione originaria che prelude a investimenti importanti soprattutto nel settore del traffico di droga. Infine, secondo la relazione citata, sono in aumento nel circondario di Cagliari le estorsioni e i fatti di bancarotta fraudolenta, in parte collegati – quanto meno nei casi di imprese di dimensioni medio/piccole - al persistere della crisi economica. Anche il Procuratore di Nuoro parla di un aumento nell’ultimo anno dei reati in materia di bancarotta fraudolenta e di indebita percezione di tributi concessi dallo Stato, da enti pubblici e dalla Comunità Europea; in materia di reati contro la PA a Nuoro si è registrato un aumento dei reati di peculato mentre sono stabili i casi di corruzione.
Sempre il Procuratore di Nuoro nella sua relazione del settembre dello scorso anno segnala il numero sempre alto e costante degli omicidi volontari e dei tentati omicidi e un aumento dei reati contro il patrimonio, in particolare furti in abitazione ed estorsioni.
Ovviamente le statistiche giudiziarie, in particolare le iscrizioni di procedimenti a carico di soggetti noti, riguardano le nuove iscrizioni e non fotografano in tempo reale i fatti di cronaca; l’aumento delle sopravvenienze può essere dovuto anche ad incremento e approfondimento nell’attività investigativa che porta alla soluzione di precedenti procedimenti archiviati per essere rimasti ignoti gli autori dei fatti contestati o comunque al prevalere delle denunce a carico di soggetti identificati a scapito di quelle contro ignoti. Ritengo che vada segnalato e apprezzato il grande impegno delle Forze dell’Ordine che, secondo la documentazione che mi è stata fornita dalle Procure, ha permesso notevoli risultati investigativi.
Nel resto del distretto si segnala ancora la situazione di Lanusei dove, secondo la relazione del Procuratore dell’ottobre scorso, l’andamento dei principali fenomeni criminosi verificatisi nel circondario registra una netta diminuzione degli omicidi sia volontari che colposi, delle rapine e dei furti in abitazione; stabili le estorsioni, mentre anche qui sono in aumento i delitti contro la libertà sessuale, come in quasi tutti gli altri uffici.
La criminalità in Sardegna, secondo le relazioni dei Procuratori e le analisi delle Forze dell’Ordine, ha dirottato i propri interessi verso manifestazioni criminali redditizie quali il commercio di stupefacenti e le rapine, che presentano un rapporto “costi-benefici” vantaggioso ossia richiedono una gestione non laboriosa ed implicano, in astratto, rischi contenuti. Il business delle sostanze stupefacenti è ancora al centro di questi rapporti, ma è aumentato l’interesse per altri bersagli, che riguardano anche settori dell’economia legale, quali l’impianto e la gestione delle energie rinnovabili: a quest’ultimo proposito il Procuratore di Cagliari ricorda il fenomeno della costruzione di falsi impianti serricoli con copertura fotovoltaica finalizzati solo alla ricezione di importanti incentivi economici previsti dalla normativa in materia.
Come detto il fenomeno criminale più rilevante del Distretto rimane il traffico degli stupefacenti. Non a caso, la Sardegna, soprattutto per la sua posizione geografica, è interessata da correnti di transito verso altre Regioni e verso i paesi del Nord Europa, ma è anche area di destinazione e consumo. Nello specifico, risulta attivo il canale di matrice marocchina, al quale è riconducibile soprattutto l’importazione di hashish: l’attività investigativa ha evidenziato l’operatività di associazioni criminali composte quasi integralmente da soggetti di origine magrebina, in frequente contatto, oltre che con il proprio Paese di origine, anche con la Spagna e con una rete di connazionali presenti sul territorio nazionale.
Le principali operazioni di polizia nello specifico settore vengono generalmente condotte nei porti e negli scali aeroportuali di Olbia, Porto Torres, Cagliari ed Alghero, poiché tali siti rappresentano vie d’accesso privilegiate per l’introduzione di stupefacenti in Sardegna. L’isola, come si è detto, è anche terra di destinazione finale, in cui vengono introdotte le droghe a cura di soggetti provenienti da altre regioni, spesso in accordo con la criminalità locale, oppure da stranieri. L’introduzione dello stupefacente nell’isola avviene, spesso, mediante l’occultamento all’interno di autovetture ed altri mezzi di trasporto nonché’ con il ricorso a corrieri c.d. “ovulatori”; in più occasioni, si è osservata la “polverizzazione” dei trasporti, con invio di limitati quantitativi di droga, a cura di soggetti di eterogenea nazionalità.
Recenti risultanze investigative, emerse nell’ambito di indagini condotte dal G.I.C.O della Guardia di Finanza di Cagliari, hanno consentito, inoltre, di individuare un “narcovolo” quale innovativa modalità di trasporto di sostanza stupefacente in Sardegna, realizzata tramite l’utilizzo di un elicottero da soggetti italiani.
Nei centri urbani più importanti dell’Isola, si sono costituite strutture criminali radicate in alcune zone dei quartieri dell’estrema periferia, che assolvono alla funzione di mercati “a cielo aperto” e sui quali gravitano gli assuntori di un vasto territorio .
Non sono presenti stabili infiltrazioni mafiose e non sussistono le condizioni di diffusa intimidazione e correlativo assoggettamento presenti in altre zone del territorio nazionale – sono segnalati solo contatti operativi della criminalità locale con soggetti appartenenti a camorra e ’ndrangheta.
Vanno ricordati invece gli atti intimidatori nei confronti di pubblici amministratori e rappresentanti delle istituzioni, o all’indirizzo di imprenditori e titolari di esercizi commerciali. Gli atti di danneggiamento sono solitamente compiuti con modalità non tipicamente “professionali”, utilizzando ordigni rudimentali o con esplosione di colpi d’arma da fuoco verso beni di proprietà della vittima (generalmente autovetture od immobili); spesso sono fenomeni ascrivibili ad una distorta ma consolidata interpretazione dei diritti del singolo oppure alla volontà di risolvere dissidi privati e/o di esprimere il proprio malessere ed il proprio desiderio di vendetta. E’ chiaro che, oltre alla repressione di questo genere di delitti e alla risposta giudiziaria che deve essere rapida e ferma, occorre elaborare strategie di contrasto basate anche sull’ intervento in ambiti diversi, come ad esempio nelle scuole e nei luoghi di lavoro, strategie per le quali auspichiamo massima sensibilità e specifica attenzione da parte delle Autorità competenti.
Infine rilevanti attività investigative sono state compiute nei confronti di organizzazioni dedite alla tratta di donne africane finalizzata allo sfruttamento della prostituzione.
Anche secondo il Procuratore presso il Tribunale per i Minorenni di Cagliari deve essere segnalata la forte incidenza dei reati relativi alla detenzione e al traffico di sostanze stupefacenti, quasi sempre commessi da minori anche consumatori delle stesse sostanze; si tratta di un dato che merita particolare riflessione. Lo stesso Procuratore ricorda che nel periodo in esame sono state chieste ed ottenute misure cautelari per fatti di associazione finalizzata al traffico illecito di sostanze stupefacenti e di spaccio commessi da persone minorenni in concorso con maggiorenni. Sempre parlando di minorenni, sono numerosi i reati contro il patrimonio, in particolare furti e rapine, nonché i reati contro la persona e in particolare il reato di maltrattamenti contro i familiari e i conviventi, sempre collegati a gravi problemi personali, talvolta anche di rilevanza psichiatrica, aggravati dall’uso di sostanze.
Una menzione particolare meritano infine le operazioni anti terrorismo compiute sull’isola; si tratta di episodi rilevanti per il livello di radicalizzazione, il collegamento con cellule operanti in altre zone del territorio nazionale ed altri paesi nonché per il carattere di apparente, assoluta normalità dei soggetti coinvolti; si tratta di fenomeni pericolosi e nascosti che trovano un terreno fertile là dove i controlli sono lacunosi e dove i canali di immigrazione clandestina non coinvolgono gruppi numerosi di stranieri e per questo motivo sono meno evidenti, destano minor allarme sociale ma sono più insidiosi.
Stato dell’informatizzazione.
Non mi dilungo sulla crescente importanza degli strumenti informatici e sulle sfide che attendono il settore penale a cominciare dal pieno utilizzo di TIAP come progetto di gestione documentale dei fascicoli, che è qualcosa di più e di diverso rispetto ad una mera scannerizzazione degli atti: un sistema che consente di avere il fascicolo informatico, da impiegare, sia pure come corollario del sempre esistente – per ora - fascicolo cartaceo, ad essenziale supporto delle mille quotidiane necessità di organizzazione e duplicazione degli atti. Si tratta di una innovazione destinata ad incidere profondamente sui rapporti fra gli uffici, con gli utenti e sullo stesso lavoro dei magistrati. Personalmente ho sempre cercato di incentivare la conoscenza e lo sviluppo dell’informatica giuridica sin da quando quale referente della formazione decentrata penale per il distretto ligure ho organizzato seminari per approfondire la conoscenza degli strumenti informatici a nostra disposizione: posta elettronica, ITALGIURE WEB e le altre banche-dati, fra l’altro corsi dedicati rispettivamente all’introduzione, analisi, ricerca nel sistema di raccolta dati SICP ed uno dedicato alla consolle del magistrato. Ritengo che le maggiori difficoltà allo sviluppo del settore siano dovute all’insufficiente assistenza tecnica, soprattutto nelle sedi periferiche, e alla scarsa formazione riservata al personale amministrativo. Inoltre nei programmi che ci vengono messi a disposizione notiamo spesso lacune e incongruenze che non permettono di adattarli alle molteplici, complicate vicende processuali – si pensi al fenomeno delle c.d. false pendenze che si generano in SICIP quando il sistema non è in grado di registrare una vicenda processuale anomala; è auspicabile una costante e concreta interlocuzione con i magistrati e i dipendenti amministrativi coinvolti nel quotidiano lavoro giudiziario anche nella fase di ideazione e preparazione di nuovi strumenti.
Al momento ho appreso dal Procuratore di Cagliari dell’esistenza di una serie di interventi approvati dalla Giunta Regionale con la finalità di migliorare l’informatizzazione del processo penale come ad esempio la realizzazione di punti di videoconferenza, la realizzazione di un’aula informatizzata e l’aggiornamento della sala server della procura distrettuale. Mi riservo di acquisire ulteriori informazioni sullo stato di attuazione di tali interventi al servizio anche delle procure del distretto .
Sempre dal Procuratore di Cagliari ho appreso che nella prima fase di esecuzione del progetto regionale giustamente è stata data priorità alla realizzazione di un laboratorio dotato di sofisticate apparecchiature e di software innovativi che consentono accertamenti penetranti su materiale informatico di interesse investigativo con accelerazione dei tempi di indagine e notevole risparmio di soldi ed energie. Si tratta di un’ottima struttura al servizio della Procura distrettuale che sta lavorando a pieno ritmo ottenendo eccellenti risultati.
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Come sino ad ora mi è sempre capitato nelle precedenti esperienze professionali, sono sicura che troverò negli avvocati, categoria professionale della quale ho fatto parte nei primissimi anni della mia carriera, validi e leali contraddittori con i quali cooperare fattivamente per lo sviluppo e l’efficienza degli uffici. Non a caso utilizzo il verbo cooperare: cooperazione e collaborazione sono termini che vengono spesso usati impropriamente come sinonimi. In realtà, esistono delle differenze sostanziali anche se entrambi i termini identificano comportamenti vitali per lo sviluppo e la solidità di una impresa intesa non come organismo economico ma come iniziativa importante e difficile.
La cooperazione implica il compimento di azioni coordinate volte al raggiungimento di un fine comune ma svolgendo autonomamente le singole attività, che come pezzi di un puzzle andranno a incastrarsi per raggiungere il risultato finale condiviso dai diversi membri. Si tratta di un insieme di processi e strategie che permettono al gruppo di lavorare insieme ma mantenendo la propria individualità professionale nettamente definita.
La collaborazione si sostanzia nel lavorare insieme non sulla singola operazione o compito ma sull’intero lavoro e su ogni parte del processo volto a raggiungere l’obiettivo. La collaborazione è l’elemento di partenza nell’avvio di un progetto, in quanto è presente già nel momento in cui si compiono le scelte e si scelgono gli indirizzi e le linee da seguire. Sono tradizionali e imprescindibili collaboratori del magistrato inquirente i componenti del personale amministrativo degli uffici ed i componenti delle sezioni e dei servizi di polizia giudiziaria.
Come pubblico ministero , pur nella diversità dei ruoli e nella spesso animosa contrapposizione della dialettica dibattimentale, assicuro agli appartenenti al ceto forense il massimo rispetto come figure imprescindibili del sistema giustizia e professionisti utili ai giudici a decidere secondo giustizia . D’altro canto, per quanto anacronistico possa sembrare in un’epoca in cui si tende ad appiattire, semplicizzare, banalizzare ogni concetto, auspico che l’avvocato si adoperi fattivamente , magari anche in un’ottica di chiarimento e pacificazione preventivi, e non solo di intervento successivo, per il buon funzionamento del sistema giudiziario con specifica sensibilità alle problematiche sociali e umanitarie.
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Molto problematica rimane la situazione degli organici amministrativi. In ragione della elevata età media del personale, si susseguono a ritmo incalzante i collocamenti a riposo, soltanto in parte compensati dalle immissioni negli uffici - in quelli giudicanti, come in quelli requirenti - di nuovi assistenti giudiziari.
In questo quadro generale si è riversato sugli uffici giudiziari, su quelli di appello soprattutto - ed in particolare sulle corti -, l'onere della gestione delle spese obbligatorie per i locali e, più in generale, per il funzionamento degli uffici, trasferite, come è noto, con la legge 23 dicembre 2014, n. 190, dai Comuni al Ministero della Giustizia a partire dal 1° settembre 2015.
Molte incombenze sono state delegate dall'Amministrazione centrale ai capi delle Corti di Appello e delle Procure Generali, dunque ad uffici giudiziari che non sono dotati delle figure tecnico-professionali indispensabili allo svolgimento dei nuovi compiti; inoltre anche negli uffici di primo grado viene investito di nuove competenze quello stesso personale amministrativo che dovrebbe essere impiegato per assistere i magistrati nello smaltimento dell’arretrato e nella celere definizione delle cause. Purtroppo a breve-medio termine non sono previsti miglioramenti sostanziali della situazione in atto e questo non può che incidere negativamente sulla motivazione del personale e conseguentemente sul benessere e l’efficienza degli uffici: solo con la consapevolezza dell’importanza e della specificità del lavoro svolto dal singolo collaboratore e solo incoraggiando e coltivando l’orgoglio di appartenere ad una organizzazione moderna in grado di rispondere alle esigenze dei vari utenti, si possono trovare le energie necessarie a fronteggiare le difficoltà attuali. Possono sembrare parole di circostanza, ma con la motivazione, l’impegno e la soddisfazione dei singoli spesso, come l’esperienza mi ha insegnato, possono essere seriamente affrontate se non definitivamente risolte situazioni veramente complicate.
Anche a quest’ultimo proposito permettetemi di chiudere il mio intervento ricordando che all’interno della nostra organizzazione così come nei rapporti esterni l’attività dei pubblici dipendenti e dei pubblici amministratori, pur fra difficoltà e incertezze di ogni genere, deve a mio avviso essere sempre caratterizzata da atteggiamenti e condotte di costante compartecipazione alla vita e ai drammi degli altri e deve essere ispirata a quello che ritengo sia il senso vero della giustizia: quella disposizione dell’animo che, mentre custodisce il bene comune, accorda a ciascun uomo la dignità che gli è propria.
Con questi sentimenti, Sig.Presidente, Le chiedo di voler, al termine dei successivi interventi, dichiarare aperto l’anno giudiziario 2019 per il Distretto della Sardegna.